Review: "Non avevo capito niente " by Diego De Silva
- ormedinchiostro
- 18 mar 2015
- Tempo di lettura: 2 min

Vi invito a fare conoscenza con Vincenzo Malinconico, un avvocato napoletano d’insuccesso, che arranca come tanti per arrivare alla fine del mese. Finge di lavorare per riempire le sue giornate e divide con altri finti-occupati come lui uno studio arredato con mobili Ikea, chiamati affettuosamente per nome come fossero persone di famiglia. La sua famiglia vera, di contro, è allo sfascio, come tante: la moglie l’ha lasciato, i due figli adolescenti, amatissimi, hanno i loro sogni e i loro guai. A Vincenzo Malinconico capitano improvvisamente due eventi straordinari. Il primo è una nomina d’ufficio, grazie alla quale diventa difensore di un camorrista di terz’ordine, Mimmo ’o Burzone, e si trova a ripassare Procedura Penale dal bignami nottetempo, coinvolto in un’avventura processuale rocambolesca. Il secondo miracolo è Alessandra Persiano, la donna più bella del tribunale, che incredibilmente si innamora di lui e prende a riempirgli la vita.
Con la sua autenticità e il suo irresistibile filosofeggiare, Vincenzo riflette su tutto quello che attraversa la sua esistenza e la sua memoria, conquistandoci nel più complesso dei modi: facendoci ridere.
La sua voce, accompagnata da una vera colonna sonora, prende forma e viene fuori dalle pagine dando la sensazione di ascoltare la storia, anziché leggerla: una voce riconoscibile, divertente, perfetta. Prima della fine del primo capitolo, si ha la sensazione di conoscere l’avvocato da tutta una vita, alla fine del romanzo si è già diventati amici intimi. Inevitabile immedesimarsi nelle vicende di Malinconico, e condividere le sue digressioni e pensieri a voce alta:
“Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l'impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d'amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati.”
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