Due passi con ...
- ormedinchiostro
- 19 mar 2015
- Tempo di lettura: 2 min
David Grossman

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso”
“Dopo aver fatto l'amore, dormiremo abbracciati. La tua schiena contro il mio ventre. E io stringerò le dita dei piedi attorno alle tue caviglie, come delle mollette, perché tu non possa volar via la notte.”
Sono stati questi i primi passi mossi con David Grossman: intensa, travolgente, divorante passione. “Che tu sia per me il coltello” è l’amore trasformato in parola e la parola trasformata in lama. Scava, lascia ferite profonde, nel tentativo di lacerare la solitudine più nascosta, quella che si vive pur avendo accanto le persone piu’ care.
I libri di Grossman, saggi o romanzi che siano, non sono sequenze di pagine, sono percorsi, spesso dolorosi, ma sempre e comunque salvifici. Perché lui crede alla salvezza, crede alla redenzione dell’uomo nonostante tutto. Lui, israeliano al quale un missile anticarro ha ucciso il figlio Uri, militare di leva di 20 anni, crede profondamente nella pace da costruire con il confronto e il dialogo, e porta avanti la sua personale battaglia perché i popoli imparino a conoscersi, a rispettarsi, e a trovare soluzioni per una convivenza senza armi e senza piu’ dolore. Quel dolore che ha imparato a conoscere cosi’ bene e che accompagna Orah ("A un cerbiatto somiglia il mio amore") nella sua fuga fra le montagne, piu’ lontano possibile da casa, per il terrore che qualcuno bussi alla porta per portarle la notizia della morte del figlio Ofer, soldato in Cisgiordania, nella speranza di poter fermare il corso degli eventi non facendosi trovare per riceverla. E’ un percorso la storia di Assaf e Tamar nel bellissimo “Qualcuno con cui correre”, un viaggio verso la scoperta della propria storia e identità l’avventura di Nono in “Ci sono bambini a zig-zag”, ed è ancora un viaggio surreale quello di chi cerca di raggiungere, in “Caduto fuori dal tempo”, la soglia fra la terra dei vivi e quella dei morti.
Il mio cammino con Grossman non è ancora finito. Presto sul mio comodino “Applausi a scena vuota”. Mi aspettano ancora tante sue orme d’inchiostro da seguire: “Ogni tua parola è caduta esattamente dove era attesa da anni”.
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