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Passi nella notte con William Shakespeare

  • ormedinchiostro
  • 29 apr 2015
  • Tempo di lettura: 1 min

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Distendi la tua fitta cortina, o notte che suggelli i riti d'amore, così che gli occhi del giorno fuggitivo possano chiudersi, e Romeo possa balzar fra queste braccia senza che alcuno si curi di lui o lo veda.

A compiere i riti d’amore basta agli amanti la luce che s’irraggia dalla loro bellezza. Che se poi l’amore è cieco, tanto più s’accorda con la notte. Vieni dunque, o notte solenne, matrona sobriamente vestita di nero, e apprendimi a perdere una partita vinta, nella quale vengon giuocate due intatte verginità. Copri del tuo nero mantello il sangue ancor non dòmo che s'agita nelle mie gote, fino a quando il timido amore, fatto ardito, non veda nell'atto d'amore schiettamente compiuto nell'altro che semplice modestia. Vieni, o notte, vieni o Romeo! Vieni tu, giorno nella notte, perché tu riposerai sulle ali della notte più bianco che neve fresca sulla groppa d'un corvo. Vieni, notte gentile, vieni, notte amorosa e aggrondata, e offrimi il mio Romeo; e com'egli muoia, prendilo con te e taglialo tutto in piccole stelle, ed egli di tanto farà più bello il volto del cielo, che tutto il mondo si prenderà d'amore per la notte, e non vorrà più saperne di tributare oltre alcun culto al sole troppo abbagliante.

da “Romeo e Giulietta” Atto 3, scena 2

 
 
 

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