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36 e 1/2 - Impronte di me

  • Raffaella
  • 6 mag 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

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Io, lei

“Un’altra bugia e te ne vai sicuro, spavaldo, nel tuo nuovo completo firmato, lasciandoti dietro una scia di buon odore e il mio sguardo annoiato. Ti osservo dalla finestra, mentre a falcate da leone, col telefonino già incollato all’orecchio, ti avvii verso la macchina, disattivi l’antifurto e ti ci nascondi dentro senza nemmeno sollevare un sopracciglio verso la mia fronte incollata al vetro freddo. Che balla mi hai detto, stavolta? Ah, sì: una video conferenza con dei clienti americani che, visto il fuso orario, ti tratterrà in ufficio fino a tardi. Che fantasia che hai, amore mio. Una volta stavo attenta alle tue bugie, le annotavo perfino, pensando che un giorno mi sarebbero tornate utili per servirti una vendetta coi fiocchi. Adesso nemmeno le ascolto più. Sono due anni che so della tua relazione con Paola e tu non lo sospetti neppure. Non sai del mio primo shock, delle prime rabbiose indagini, del dolore profondo, di come bruciavano le ferite delle tue menzogne, delle lacrime versate sul tuo cuscino vuoto. L’idea che non mi amassi più, che un’altra avesse preso il mio posto nella tua vita, mi faceva impazzire. Tradita, insultata, ho odiato te, lei, me stessa per essere stata incapace di tenerti stretto a me. E tu non ti sei accorto di niente, probabilmente non mi vedevi più. Credo che nella tua mente, in quei primi mesi, esistesse solo Paola. Paola, col suo visino gentile, con le gambe da gazzella, i lunghi capelli che le coprono le spalle, Paola nei suoi abiti costosi, Paola che gioca a tennis, Paola che prende l’aperitivo con le amiche sorridendo complice di segreti sussurrati.

Non capivo perché non mi lasciassi, perché preferissi i rischi di una doppia vita nella menzogna piuttosto che goderti una storia serena e trasparente con lei. Io stessa ho pensato più volte di lasciarti, di vomitarti addosso una valanga di disprezzo, e voltarti le spalle come tu le avevi voltate alla mia fiducia, eppure non mi sono mai mossa da qui. Non capivo neppure il perché della mia paralisi.

Poi, all’improvviso, è stato tutto chiaro, la verità mi ha schiaffeggiato il viso con violenza inaudita: io ti amo, e tu non hai mai smesso di amare me. Solo che il nostro è uno strano tipo d'amore.

Quella con Paola è un’altra storia, una storia che non c’entra niente con noi due.

Non so come sia possibile, ma sento che tu pensi di non avermi mai mancato di rispetto, di non avermi mai privato di nulla, né in termini di affetto, né in termini di attenzioni, di non avermi mai tradita. Come dieci anni fa, cammini ancora tenendomi per mano o cingendomi le spalle con un braccio, siamo sempre la coppia perfetta, benedetta da due stupendi bimbi.

Posso credere che mai una volta hai provato sensi di colpa, rimorsi, la voglia di lasciarmi o di lasciare lei?

Non lo saprò mai, perché mai te lo chiederò.

Come due buoni compagni di viaggio, continuiamo insieme la nostra strada, sostenendoci, sopportandoci, immaginandoci già vecchi, un plaid sulle ginocchia, a raccontarci il passato e attendere la visita dei nostri nipotini.

Non so cosa sarà di Paola, allora, ma sono certa che sarò io a contar le gocce nel tuo bicchiere e tu a ricordarmi le pillole per il cuore. Ed è questo ciò che conta, ciò che conta per me, ciò che so conta per te, ciò che ci siamo promessi un giorno e che mi concede il lusso di potermi non curare di qualsiasi paola passi sulla nostra via.”

 
 
 

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