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Due passi con ...

  • ormedinchiostro
  • 29 mag 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Susanna Tamaro

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“[…] Credo che i desideri forti, che si tengono a lungo dentro non estinguano la loro energia, anzi la potenziano, ma non potendo esprimersi, facilmente la trasformano in energia perversa. Un caro saluto, Susanna”

Era il mese di novembre, di 13 anni fa, quando Susanna mi scrisse queste parole in un messaggio che custodisco gelosamente fra i ricordi piu’ cari.

Era un momento in cui mi chiedevo che fare dei miei sogni, se correre il rischio di inseguirli mandando per aria le mie sicurezze, o lasciarli in fondo al cassetto, aspettando che tempi migliori li lasciassero uscire come da una lampada magica.

Avevo fra le mani un libro della Tamaro, “Cara Mathilda”, e lo sguardo si fermo’ su una frase: “C'è una povertà in questo tipo di vita, una povertà diversa da quella materiale di una volta. Una povertà interiore che, più che far paura, umilia. Umilia la grande ricchezza, la grande potenzialità che c'è in ognuno di noi”. Sembrava che quelle parole fossero rivolte a me: stavo impoverendo la mia vita mortificando i miei sogni? E cosi’ mi misi in contatto con lei, le parlai di cio’ che sentivo e la sua risposta mi lascio’ di sasso: i miei desideri repressi potevano trasformarsi in energia perversa? Era stata dura con me, ci restai male, non le risposi, ma accidenti se sapevo che aveva ragione.

Nulla di buono viene dalla repressione, dal dovere imposto dalle convenzioni, dalle aspettative altrui, dai sensi di colpa che derivano dal sentirsi diversi.

Susanna mi lanciava dalle sue pagine messaggi che mi invitavano a prendere in mano la mia vita (“… per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità, sapere tutto di sé, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare” – da Va’ dove ti porta il cuore), a pensarla come un viaggio (“Per mettersi in viaggio c'è bisogno della nostalgia di qualcosa … Quel viaggio non era una fuga ma un andare incontro, affrontare qualcosa che non conoscevo ma che mi riguardava nel profondo” – da Ascolta la mia voce), a non arrendermi davanti agli ostacoli (“Davanti all'improvviso inerpicarsi del sentiero si possono fare due cose, come nelle gite. Si può dire: non ce la faccio più e tornare indietro; oppure ci si riposa un po' e si va avanti.” – da Cara Mathilda).

Quel viaggio l’ho cominciato e percorrere ancora qualche metro con Susanna è sempre una sorpresa, un’escursione nei sentimenti, nei sogni, nei rapporti familiari, nell’amicizia, nella lettura, nella natura, nella nostra forza e nelle nostre fragilità.

Prossimo appuntamento con Susanna: “Un cuore pensante”.


 
 
 

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